Vitamina D e atleti: possibile ruolo nella prevenzione delle infezioni

La vitamina D è il principale ormone che regola l’omeostasi del calcio e il metabolismo della massa minerale ossea. La scoperta che diversi tessuti possano esprimere il recettore (VDR) per la vitamina D, ha aperto la strada a nuove ricerche legate ai suoi effetti biologici e molecolari. In particolare esistono evidenze sull’implicazione della vitamina D in ambiti molto importanti per lo sport e la performance atletica, quali la regolazione del recupero muscolare, della forza muscolare, del sistema immunitario, del processo infiammatorio, del sistema cardiovascolare, dell’equilibrio, della coordinazione.

Il metabolismo.

Il metabolismo della vitamina D è regolato dalla pelle, dal fegato e dai reni. L’esposizione al sole è fondamentale, dal momento che i raggi UVB inducono la produzione dell’80-90% della vitamina D, mentre l’assunzione alimentare rappresenta solo il 10-20% del totale. In caso di carenza, rilevabile tramite e gli esami del sangue e molto diffusa nelle popolazione, è necessario usare degli integratori di vitamina D, prescritti dal medico di base.

Possibili funzioni della vitamina D, rilevanti per la prestazione sportiva.

Recupero muscolare. In numerosi studi viene dimostrata una correlazione significativa fra la concentrazione sierica di vitamina D e il recupero della forza muscolare dopo esercizi intensi.

Forza muscolare. La vitamina D influisce sulla forza contrattile andando ad agire sulle fibre muscolari di tipo II. Tuttavia negli atleti professionisti, che hanno minimi margini di miglioramento, essendo già molto allenati, non si ha evidenza circa questo ruolo della vitamina D.

Struttura e funzionalità cardiaca. È dimostrato che la carenza di vitamina D sia legato all’aumento del rischio cardiovascolare. Tuttavia sono pochi e insufficienti gli studi che hanno indagato l’associazione fra la sua concentrazione e la funzionalità cardiaca negli atleti sani per poter stabilire una correlazione in ambito sportivo.

Massa minerale ossea e rischio di frattura. La carenza di vitamina D aumenta il rischio di sviluppare osteoporosi e il rischio di fratture ossee.

Sistema immunitario innato ed acquisito. Recenti studi mostrano che aumentati livelli di vitamina D correlano con numerosi benefici al sistema immunitario, inclusa la riduzione dell’incidenza di influenze e infezioni al tratto respiratorio superiore negli atleti.

Immunità e prevenzione delle infezioni negli atleti.

L’enzima 1-alfa-idrossilasi è responsabile dell’idrossilazione della forma inattiva della vitamina D alla sua forma biologicamente attiva. Il fatto che monociti, macrofagi, neutrofili, linfociti T e B contengano non solo i recettori VDR, ma anche l’1-alfa-idrossilasi, suggerisce che la vitamina D sia importante da un punto di vista funzionale per il sistema immunitario. In particolare, nel sistema immunitario la vitamina D regola l’espressione dei geni di un’ampia serie di peptidi antimicrobici (AMPs) che sono degli importanti regolatori dell’immunità innata. Inoltre essa svolge un effetto di modulazione sui linfociti T e B nell’immunità acquisita.

Le variazione nella concentrazione di vitamina D può influenzare il funzionamento del sistema immunitario anche negli atleti. Uno studio effettuato su atleti e personale militare mostra l’associazione negativa fra la concentrazione di vitamina D e le infezioni al tratto respiratorio superiore.

In un altro studio Halliday TM et al. hanno osservato che la concentrazione della vitamina durante l’inverno e la primavera era negativamente associata alla frequenza di infezioni acute alle vie aeree superiori negli atleti.

In una ricerca simile, effettuata su atleti di endurance, Cheng – Shiun HE et al. durante i 4 mesi hanno valutato l’incidenza e la gravità delle infezioni alle vie respiratorie e la concentrazione plasmatica di vitamina D. La percentuale di soggetti con uno stato ottimale di vitamina D che ha mostrato episodi di influenza (27%) è risultata significativamente inferiore rispetto alla percentuale di soggetti con carenza (67%). I giorni totali di durata dei sintomi influenzali e la gravità dei sintomi sono stati significativamente più elevati nel gruppo caratterizzato da carenza.

Una recente ricerca, effettuata da Cheng – Shiun HE et al. su atleti universitari ha testato le differenze presenti, dividendo in due gruppi il campione, in un gruppo trattato con vitamina D e uno trattato con placebo. È stata mostrata l’evidenza che la supplementazione per 14 settimane con 5000 IU di vitamina D al giorno durante gli allenamenti invernali ha significativamente aumentato la secrezione salivare di catelicidina e immunoglubulina A rispetto al gruppo di controllo trattato con i placebo. Recentemente è stato suggerito che diversi AMPs salivari, come le IgA e la catelicidina, potrebbero essere associate con l’incidenza di infezioni al tratto respiratorio superiore. Precedenti studi hanno mostrato una relazione inversamente proporzionale fra Iga salivari e la prevalenza di queste patologie, inoltre bassi valori di IgA salivari sono stati associati con un’aumentata incidenza di queste infezioni negli atleti.

Conclusioni.

Numerosi articoli presenti in letteratura mostrano la stretta correlazione tra concentrazioni plasmatiche di vitamina D e rischio di sviluppare infezioni negli atleti, compromettendo così la performance sportiva e la stagione di preparazione alle gare; inoltre evidenziano l’importanza di effettuare una supplementazione proprio per rimediare a eventuali carenze emerse dagli esami ematochimici. Tutti gli studi concludono affermando la necessità di ulteriori ricerche per valutare la correlazione fra vitamina D e sistema immunitario negli atleti e soprattutto per stabilire quale possa essere un’integrazione adeguata in termini quantitativi.

FONTI: Halfon M, Phan O, Teta D. Vitamin D: a review on its effects on muscle strength, the risk of fall, and frailty. BioMed Research International, 2015.

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